Ti davano una bella divisa, tre pasti caldi al giorno e un tetto sulla testa. Un affarone per chi non ha nulla. In cambio però dovevi combattere con le armi un nemico in guerra...
Anche un anno di pay-tv gratis è un affarone... finché non scopri che il contratto è triennale e gli anni successivi hanno un costo ben diverso, che al contratto sono associati servizi ulteriori, newsletter, profilazione sulle abitudini di fruizione, promozioni di partner commerciali, ecc. Certamente nessuno è obbligato ad aderire alla proposta e chiunque può leggere anche le scritte con caratteri minuscoli, ma i modi per offuscare il meccanismo di persuasione sono molti. Possiamo chiamarla prova gratuita, possiamo chiamarlo regalo per i nuovi abbonati, possiamo chiamarla personalizzazione dell'esperienza utente, possiamo chiamarlo dolus bonus, tuttavia, superando ogni punto di vista, resta una sola inconfutabile verità: quel primo anno non è affatto gratis.
Oggi, magari in modo meno evidente, il meccanismo è il medesimo di sempre: sembra gratis ma non lo è.
Oggi il valore di scambio non è nemmeno visibile agli occhi di chi, con entusiasmo, usufruisce di un fighissimo servizio gratuito.
Tutti possono vedere il valore di uno sconto o il totale dei soldi risparmiati, purtroppo sono ancora pochi a poter intuire il valore dei dati e ancora meno sono le persone che sanno intuire il valore dell'interconnessione dei dati, dell'uso evoluto e del vero costo della promozione.
Ogni volta che siamo di fronte alla gratuità, c'è il concreto rischio di trasformarsi, senza accorgersene e con il nostro pieno consenso, in un limone spremuto sino all'ultima goccia.
Questo scenario è ricorrente nei modelli di business imperanti e consolidati. Mi confronto spesso con aziende che impostano gran parte della loro attività su escamotage di questo tipo e che propongono prodotti e servizi con il solo scopo di raccogliere e utilizzare dati personali, dati di consumo, preferenze, scelte, che interconnettono i dati per poter essere più efficaci nel promuovere il prodotto giusto per la persona giusta, nel momento giusto!
Il GDPR impone un livello di trasparenza e dei vincoli di legittimità che destabilizzano e che minano alle fondamenta questo consolidato meccanismo.
Dal fatidico 25 maggio 2018, un servizio gratuito, uno sconto, una promozione, l'accesso esclusivo ad un prodotto in anteprima, un programma di fidelizzazione, la connessione al wifi, la frequentazione di esclusive lounge ecc... non può essere più subordinato ad una contropartita in termini di libertà di analisi dei dati o di consenso a trattamenti spinti e potenzialmente rischiosi.
O meglio, anche prima del 25 maggio era vietato, ma la norma precedente era meno considerata dal mercato, meno applicata, direi ignorata.
Oggi non può più esistere la gratuità in cambio del consenso. Il GDPR non lo permette e chi ancora basa il proprio business su questo modello corre il rischio di violare una norma e veder sgretolare il proprio business.
Ciò che può esistere è solo la gratuità, quella vera: poter usare un servizio, leggere un articolo, connettersi ad internet senza che nessuno possa pretendere nulla in cambio.
Questo non significa che chiedere di poter utilizzare i dati sia deprecabile o illegale. Resta illecito pretenderlo o, peggio, farlo senza nemmeno chiederlo.
Mi tornano alla memoria i primi tempi dell'accesso di massa alle BBS o ad Internet, tramite operatori dotati di batterie di Modem ai quali telefonare. Prima con numeri a tariffazione ordinaria, poi con numeri verdi. Alla luce di questi anni di evoluzione della consapevolezza, si può rileggere anche quella gratuità di accesso in modo differente. Io stesso, ricordo, quando gestivo una BBS, mi divertivo ad esaminare i log e a verificare il comportamento degli utenti, a sviluppare le aree di maggior interesse e chiudere le sezioni non utilizzate e a "spiare" dietro le quinte ciò che accadeva. In effetti posso dire di aver imparato molto da quell'esperienza che ormai risale a più di 20 anni fa.
Anche oggi potrei farlo, come chiunque, ma nel rispetto del GDPR.
Probabilmente l'impatto sui modelli di business di questa rivoluzione non è ancora del tutto evidente, ma occorre sin da ora fare uno sforzo di fantasia per inventare nuovi modi per rendere di nuovo remunerativo ciò che, fino a poco tempo fa, non si vendeva ma si regalava.
Mentre scrivo, leggo le notizie dei primi contraccolpi finanziari che l'applicazione del GDPR sta portando ai big del web. Forse l'impatto maggiore lo vedranno i minion del web, meno attrezzati, meno pronti, meno reattivi, meno fantasiosi e meno rapidi nel cambiamento.
Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. Grazie Mr. Darwin per il prezioso indizio su come sopravvivere al GDPR.
Ancora oggi ricordo lo sguardo di quel CEO al quale ho spiegato che il suo programma di fidelizzazione, com'era disegnato, poteva essere reso legale unicamente garantendo gli stessi privilegi, sconti e promozioni ANCHE a chi non aveva nessuna voglia di rilasciare il proprio consenso per la profilazione, per il marketing... e addirittura che sarebbe stato necessario studiare una forma di accesso alle promozioni che escludesse l'uso dei dati e l'uso del sofisticato server che, fino a quel momento, aveva registrato e analizzato ogni acquisto, ogni transazione con gradi quantità di metadati ed informazioni, decisamente non necessarie per qualificarlo come clienti abituale e privilegiato...in grado quindi di accedere agli sconti prima della data ufficiale o per avere un piccolo sconto ulteriore sul prezzo esposto.
Leggo in queste ore un acceso dibattito su twitter tra alcuni esponenti del mondo IAB. e alcuni esperti attivi nella tutela della protezione dei dati personali (@PrivacyMatters).
Leggo con stupore posizioni arroccate e spaventate, molto sulla difensiva, per nulla inclini al confronto e alla ricerca di margini di miglioramento... mi spiace per chi ha questo approccio, sinceramente, come mi spiace per la sorte del simpatico Panda.
Del resto, se nasci Panda, non puoi pretendere di diventare un Tardigrado!
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