Una donna abbandona il proprio figlio in un cassonetto e viene accusata di una serie di reati fino al tentato omicidio del neonato.
La procura giustamente si attiva e iniziano le indagini.
Si parte dalle telecamere ma, stranamente, non arrivano informazioni concludenti
Gli inquirenti decidono di allargare le indagini e iniziano ad acquisire i dati di tutti!
Cosa c’è di male? Qual è il problema? la giustizia deve fare il suo corso, si prega di non intralciare i magistrati.
Tutto bello tutto giusto ma anche il tribunale ha il suo DPO e, probabilmente, i giudici dovrebbero consultarlo un po’ più spesso
Dagli organi di stampa ho saputo che, ieri, la procura ha chiesto alla Asl l’elenco di tutte le donne che hanno partorito in un determinato lasso temporale.
La richiesta sarebbe stata avanzata sulla base di un raffinatissimo ragionamento: il neonato abbandonato aveva circa sei mesi quindi la madre lo ha partorito circa sei mesi fa e, dato che si partorisce in ospedale, andiamo a cercare tutte le donne che hanno partorito circa sei mesi fa e quindi risultano nei registri delle ospedale e della Asl.
Questa cosa è orrenda e piuttosto stupida
Intanto non si capisce perché limitare la richiesta alla Asl che è competente per il territorio del ritrovamento del bambino.
Volendo procedere così, dovrebbero essere interrogate tutte le Asl di Italia perché non è difficile spostarsi di qualche chilometro e non c’è motivo di pensare che la madre ricercata sia così sprovveduta da non allontanarsi da casa per compiere il gesto estremo per il quale adesso è accusata di reato.
Rimanendo pure limitati all’interno del territorio di riferimento, l’acquisizione dei dati delle donne che hanno partorito, anche se apparentemente utile alle indagini, si presta ad una serie di considerazioni e appare quantomeno problematico e non proporzionato rispetto ai possibili danni, meglio dire probabili se non addirittura certi. Non solo, sono stati chiesti anche i dati delle donne incinta visitate dai medici di base e agli ambulatori e studi privati. (qui maggiori info)
Un censimento che richiama alla memoria la figura di Erode.
Di nuovo ci troviamo di fronte ad una maledetta lista che non dovrebbe esistere se non all’antica anagrafe,
Questa lista sarà usata, passerà da un ufficio all’altro, verrà consegnata a Consulenti enti o fornitori della procura per verificare i dati cioè per trovare quella madre che, avendo partorito sei mesi fa, non ha in braccio il suo bambino.
Ecco che si inizia a delineare il problema.
Quella lista purtroppo non fa distinzioni e contempla sìa madri che stanno felicemente crescendo i propri figli, sia madri che hanno dovuto affrontare le angherie della vita e alle quali resta solo un immenso dolore che non passerà mai.
Sono madri vivono una personale tragedia che si rinnova ogni volta che incrociano per strada una carrozzina, Un parco giochi o un asilo.
Per queste persone è doloroso persino accendere la televisione e veder passare pubblicità di gioiose colazioni mattutine con bambini che mangiano biscotti.
Sono persone che aprono la posta elettronica con la cautela di un artificiere perché, per loro, è insopportabile il marketing programmato, quello profilato che fa arrivare la pubblicità del latte per lo svezzamento proprio quando dovrebbe avvenire, dei pannoloni di taglia via via crescente, di fantastico offerte “rilevanti e di suo interesse” pensate per l’età presunta di un bambino che però non c’è più.
Ecco, non oso immaginare il dolore che queste persone proveranno quando riceveranno una telefonata o quando suonerà al citofono un ufficiale di polizia giudiziaria per verificare la presenza del suo bambino.
Francamente voglio sperare che la maledetta lista sarà vagliata e saranno preventivamente
escluse tutte quelle madri alle quali non bisogna chiedere niente, incrociando i dati presenti in altre liste, gestite da altri enti che registrano non solo la nascita ma anche tutte le altre possibili vicende: infauste malattie, incidenti, adozioni, espatrio, affido ai servizi sociali, denunce di scomparsa, ecc.
Ho seri dubbi sia perché le informazioni non vengono aggiornate in modo tempestivo, sia perche la mole di lavoro è enorme e le risorse di solito sono limitate.
Forse anche per questo si è pensato di usare i dati, come se fosse una strada più semplice rispetto ai modelli investigativi tradizionali.
La fiducia nel genere umano è nel buon senso purtroppo si schiantano contro la legge universale che ci porta ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.
Temo che non saranno fatte le necessarie operazioni (obbligatorie) per minimizzare i dati, per fare le verifiche solo su il minimo campione di persone possibile, anche perché lo sforzo per recuperare tutte le fonti di informazioni occorrenti sarebbe veramente notevole.
Così capiterà che persone innocenti e vessate dalla sorte subiranno un danno, una tragedia nella tragedia, evitabile se solo si applicassero le norme e i principi di protezione del dato personale, il principio di necessità, il principio di minimizzazione che vigono anche per gli enti preposti alle indagini penali.
Non sarà facile per la procura gestire la lista e ancora più difficile sarà giustificare la necessità di questo trattamento.
Per una volta spero che i miei dubbi nascano da un articolo di pessima qualità che, semplificando e omettendo molti particolari, lascia pensare ad uno scenario che non corrisponde alla realtà. Sarebbe bello se, nonostante le semplificazioni giornalistiche, la procura avesse effettivamente considerato tutti questi aspetti e stesse vagliando informazioni prendendo in considerazione i possibili danni collaterali
Intanto l'ordine dei medici alza la voce e, rendendosi conto della sproporzione della richiesta, della irrilevanza dei dati e delle pericolosità della lista, prova a resistere alla richiesta della procura.
Temo che questo tentativa, anche se doveroso, non porterà a nulla. Le valutazioni in merito alla legittimità della richiesta competono alla magistratura stessa che, eventualmente, dovrà risponderne.
Sotto il profilo tecnico, la procura deve applicare, in particolare, l'articolo 7 del D.Lgs 51/2018 che prevede le regole per il trattamento di dati particolari ad opera delle finzioni di giustizia penale ed in particolare il criterio di STRETTAMENTE NECESSARIO e le GARANZIE ADEGUATE:
"Art. 7
Trattamento di categorie particolari di dati personali
1. Il trattamento di dati di cui all'articolo 9 del regolamento UE è autorizzato solo se strettamente necessario e assistito da garanzie adeguate per i diritti e le libertà dell'interessato e specificamente previsto dal diritto dell'Unione europea o da legge o, nei casi previsti dalla legge, da regolamento, ovvero, ferme le garanzie dei diritti e delle libertà, se necessario per salvaguardare un interesse vitale dell'interessato o di un'altra persona fisica o se ha ad oggetto dati resi manifestamente pubblici dall'interessato."
Il trattamento deve, inoltre essere NECESSARIO E PROPORZIONATO alle finalità perseguite ai sensi dell'art. 3 comma 2
"2. Il trattamento per una delle finalita' di cui all'articolo 1, comma 2, diversa da quella per cui i dati sono raccolti, e' consentito se il titolare del trattamento, anche se diverso da quello che ha raccolto i dati, e' autorizzato a trattarli per detta finalita', conformemente al diritto dell'Unione europea o dell'ordinamento interno e se il trattamento e' necessario e proporzionato a tale diversa finalita', conformemente al diritto dell'Unione europea o dell'ordinamento interno."
Da DPO mi domando, il trattamento è necessario? Il trattamento è "strettamente necessario", che è cosa diversa dall'essere solamente "necessario"? Il trattamento è proporzionato? Quali fantasmagoriche garanzie aggiuntive sono state escogitate per rendere lecito il trattamento?
Purtroppo, o per fortuna, non sono direttamente coinvolto ma il mio pensiero va, ora, ai colleghi di dovranno gestire questi temi e rispondere alle domande che, anche loro, certamente si porranno.
Mi auguro che il DPO della procura abbia voglia di dedicarsi ai colleghi che seguono la vicenda, sia per minimizzare i possibili danni, sia per evitare che la questione si possa riproporre in modo identico, se non peggiore, in futuro.
Prosit