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Benvenuta e benvenuto nel Blog di Christian Bernieri. Sei in un posto dove riflettere e rimuginare in libertà su privacy, sicurezza, protezione dei dati personali e sui fatti che accadono nel mondo, sempre in salsa privacy. Con una tempistica assolutamente randomica, con format per nulla omogenei, con un linguaggio decisamente inappropriato, senza alcuna padronanza della grammatica e della sintassi, ti propongo articoli che nessun editore accetterebbe mai di pubblicare... Divertiti.

09 maggio 2024

Bisogna essere ciechi per voler vedere tutto

In occasione del Giubileo, Roma si vuole dotare di mille mila telecamere “intelligenti” con riconoscimento biometrico, per identificare soggetti criminali e aiutare a gestire la sicurezza in occasione dell’arrivo di turisti e pellegrini. ( QUI un articolo a riguardo)

 

IMHO, le dichiarazioni trionfanti di questi giorni possono essere solo balle o cazzate.




 

Può non piacere ma la grandezza di Kubrick come regista è indiscutibile. Nella sua opera “2001 Odissea nello spazio”, l’inquietante protagonista è un occhio, anzi, peggio, una telecamera.

 

Ogni telecamera genera una sottile inquietudine nell'animo, è un oggetto misterioso perché si ha l'impressione di essere sempre osservati, a prescindere dalla propria posizione o comportamento. Questo non accade con occhi umani perché, istintivamente, sappiano decifrare Il loro movimento e dove puntano: sappiamo di essere all'interno di una visione periferica oppure percepiamo di essere osservati con sguardo diretto.  Un contatto oculare è sempre un’emozione, non necessariamente bella, e ci si sente toccati da vicino, direi dentro. Con il tempo, tutti maturiamo la consapevolezza e il controllo dello sguardo altrui.

Fin da bambini, riusciamo persino a sfuggire allo sguardo di un insegnante che cerca chi interrogare scrutando la classe, di un genitore che rimprovera o di una fidanzata (giustamente) arrabbiata.

 

L’occhio di HAL9000, al contrario, non si sposta, non si orienta per seguire le persone, vede tutto, guarda sempre.

Oltre a questo, l’occhio di HAL9000, così come ogni telecamera, non ci permette di capire chi sia la persona che guarda, quella dietro allo schermo.

 

A peggiorare la situazione c’è la consapevolezza che ogni telecamera può essere registrata. Direi che è più di una mera possibilità, è una certezza. Il fatto che le immagini siano effettivamente cancellate dopo pochi giorni resterà sempre e solo una pallida speranza basata su una sbiadita promessa, che nessuno controllerà mai.

 

Per questo, da sempre, le telecamere sono regolamentate in ogni ambito, nel pubblico, nel privato, sul lavoro, in condominio e in ogni luogo. Molte norme e altrettante applicazioni si sono susseguite nel tempo, con parziali sovrapposizioni e, da ultimo, sappiamo bene tutti cosa prevede il GDPR, cosa impone lo statuto dei lavoratori e cosa ha pubblicato il Garante a proposito di videosorveglianza.  Non mi dilungo ma sottolineo un dettaglio che potrebbe sfuggire ai più: le telecamere finte o guaste non fanno eccezione e sono regolamentate tanto quelle vere e funzionanti.

 

Chiunque rimane sorpreso da questa anomalia normativa, percepita come una esagerazione incomprensibile. Ma come, se non c’è registrazione, quale norma sto violando? Dove sono i dati personali?

 

C’è una ragione per questa apparente follia normativa.

 

La telecamera, anche se finta, ha molte implicazioni:

 

1 – CONDIZIONAMENTO.

Le persone sono a disagio e provano una profondamente inquietudine in presenza di telecamere.

Certamente ci saranno anche cittadini null’affatto preoccupati e indifferenti ad ogni sguardo, ma, con buona pace dell’ego, non sono loro il soggetto sulla base del quale si fanno le regole. I soggetti da tutelare non sono quelli che si sanno arrangiare o indifferenti ad un certo diritto bensì quelli più fragili e bisognosi. “Gli ultimi”, per usare un termine che andrebbe rispolverato e nobilitato.

Pare inutile sottolineare che, per le finalità dichiarate e desiderate, non avrebbe senso rendere riconoscibili le telecamere finte o spente per permettere di distinguerle da quelle in funzione.

 

Potrà sembrare strano ma la domanda fondamentale è questa:

un ipotetico passante che desidera scarabocchiare un manifesto, donare soldi ad un mendicante, pregare o intervenire per sedare una lite… si comporterebbe nello stesso modo se avesse  la consapevolezza della presenza di una telecamera? Oppure eviterebbe comportamenti che, a posteriori, potrebbero essere controproducenti per lui? Questo vale nel bene e nel male, ovviamente, ma non dimentichiamoci che “condizionare” i comportamenti significa togliere libertà e, garantisco, sono ben pochi i comportamenti vietati (per ora). Tutti dobbiamo poter agire in modo libero e responsabile, almeno finchè non saranno definiti comportamenti vietati. A quel punto, saranno lecite misure di prevenzione e deterrenza per impedire tali comportamenti. Fino ad allora, ogni forma di coercizione o condizionamento è un abuso e va combattuto perché non deve trovare spazio nelle nostre vite.

 

[Nota disambigua: il nostro ordinamento non si basa sui divieti ma sulla punizione per la violazione delle norme. Sono due cose molto diverse.   Non è vietato dipingere i baffi sul manifesto del candidato XYZ. Si può fare, eccome, vanno però accettate le conseguenze se questo comportamento viene giudicato una violazione di una legge. Se compero il manifesto e lo appendo in camera, posso scarabocchiarlo, tirarci dentro le freccette o bruciarlo senza violare alcuna norma (per ora). Se lo facessi in metropolitana, la cosa potrebbe cambiare… ma non è detto. Occorre comunque un giudice che lo dica.

Dal giorno in cui questo comportamento sarà vietato, saranno sequestrati i pennarelli dalle cartolerie, sarà vietato portarne uno nei pressi di un manifesto, sarà messo un sorvegliante (o una telecamera) accanto ad ogni manifesto, sarà vietato farlo anche nella propria casa, saranno puniti gli attacchini che, per errore, sgualciranno il manifesto e lo stato dovrà fare quanto necessario per impedire attivamente questo terribile comportamento. Non siamo in Cina. Non siamo in Iran.]

 

 

2 – AFFIDAMENTO

Le telecamere generano l’aspettativa di poter accedere alle registrazioni e questo affidamento non può essere deluso.

Tutti noi ci comportiamo in modo diverso se sappiamo che qualcuno ci guarda, che potrà testimoniare sullo svolgimento di eventi e che le situazioni potranno essere ricostruite a posteriori. Le telecamere possono essere di una pubblica amministrazione o un’azienda privata, ma i dati in esse contenuti, le registrazioni, costituiscono dati personali appartenenti alle persone riprese e, come tali, possono essere chiesti ed ottenuti. Se un passante chiede la registrazione che lo riguarda, il proprietario della telecamera deve consegnarla. Se non lo facesse, sarebbe passibile di pesanti sanzioni per violazione del diritto di accesso ai dati garantito dal GDPR.

Una telecamera finta non registra dati ma, agli occhi di un passante, c’è e funziona e quindi il suo comportamento e le sue scelte saranno influenzate dalla consapevolezza di poter chiedere le registrazioni delle videocamere il giorno dopo.

 

Quel passante (un bravo ragazzo o un teppista, un fedele penitente o un benefattore) si sarebbe comportato nello stesso modo non avesse avuto la consapevolezza della presenza di una telecamera?

 

 

Certamente ci saranno anche cittadini null’affatto preoccupati e indifferenti ad ogni sguardo, ma, con buona pace dell’ego, non sono loro il soggetto sulla base del quale si fanno le regole. Stacce, campione!

 

 

 


Orbene, torniamo a Roma

 

A mio parere, senza essere direttamente coinvolto in alcun modo nella vicenda, penso che le dichiarazioni di assessori, sindaci e funzionari di vario rango possano essere qualificate solo in due modi:

 

 

Sono balle se il comune intende installare normalissime telecamere, collegate a normalissimi server, che non fanno altro che videoregistrare, ancorché dotati della capacità di “seguire” il passaggio di un soggetto da una ripresa all’altra. Questa funzione non rappresenta un trattamento di dati biometrici o riconoscimento facciale, come trionfalmente annunciato e, ovviamente, non ha alcun valore in termini di prevenzione dei reati, di individuazione di soggetti a rischio o sospetti, qualunque cosa questo significhi.

 

In questo caso, non vedo solo una delle solite sparate elettorali, ma una violazione. Non si può illudere la gente su mirabolanti caratteristiche di un sistema di sorveglianza se, all’atto pratico, queste caratteristiche non esistono.

Il Garante dovrebbe intervenire con lo stesso vigore che dimostra verso condomini, imprese e kebabbari frequentemente sanzionati per aver appiccicato al muro pezzi di plastica vagamente somiglianti a telecamere, ovviamente scollegate o non funzionanti ma che, giustamente, ingenerano condizionamento e affidamento.

 

 


Sono cazzate se il comune intende veramente installare un sistema dotato di riconoscimento facciale o biometrico di massa. Annunciarlo sarebbe sconsiderato poiché un sistema simile è pacificamente e notoriamente vietato. Il garante dovrebbe intervenire a gamba tesa e salterebbero delle teste.

 



Detto questo, resterebbe solo da commentare quanto sia stupida l'idea di titillare la gente facendo credere che con una telecamera intelligente sia possibile braccare ogni criminale, da quando esce di casa al momento prima dello scippo in metrò che intende commettere, neutralizzandolo con le teste di cuoio e salvando l'elettore contribuente.


 




La politica non sarà mai il mio mestiere perché sono fortemente a disagio alla sola idea di dire balle e non sopporto le cazzate.

Immagino che in un contesto più generale, per il bene collettivo e per la corretta gestione della cosa pubblica, siano necessarie persone di grande esperienza che sappiano trovare la giusta sintesi tra le più roboanti balle e le cazzate più sciagurate.  

È una fortuna che Roma possa contare su una classe politica capace di eccellere in questa nobile arte.


Prosit.








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